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La città dei vivi di Nicola Lagioia

Asfissiante, claustrofobico e persino nauseante. E’ ciò che si prova alla lettura dell’ultimo libro di Lagioia, almeno fino al suo “clou” (ovvero la descrizione minuziosa e dettagliata delle fasi finali dell’orribile omicidio di Luca Varani, commesso da Manuel Foffo e Marco Prat).

L’operazione editoriale non esattamente convince sia per i tempi della pubblicazione (in un periodo già claustrofobico come questo c’era il bisogno di uscire con un libro che racconta proprio, esaltata ed amplificata dall’orrore di un omicidio efferato senza un movente preciso, di questa condizione di estraniazione – provocata da un abuso sconsiderato di sostanze – ed isolamento morale – causato dalle vite in sfacelo – dei due autori dell’omicidio?), sia proprio per il contenuto “metaletterario” (un caso di cronaca – anzi due, poichè si aggiunge anche, come controcanto, un fatto accaduto in contemporanea con l’omicidio, ossia un traffico internazionale di pedofilia – che è sicuramente l’asse portante del libro, fa da pretesto ad una fievole autobiografia).

Insomma possiamo definirlo un reportage – memoir e dunque, se vogliamo, un reportage “morale” (per antitesi al contenuto del libro). Una “non fiction” in un contesto mediatico già di gran lunga pieno di casi di cronaca nera, con veri e propri specialisti nel settore della tv del dolore, delle serie stile Gomorra e dei loro autori.

Da un autore Premio Strega, quale Lagioia, ci si aspetta invece una storia che sappia compiutamente di letteratura (quanto meno per lo stile, il genere, e non per l’ammiccamento alla cronaca ed al consumo televisivo – già annunciata infatti una serie tv dal libro).

Certo anche Capote o Pasolini, capostipiti di letteratura, – si obietterà – hanno raccontato in maniera dettagliata e minuziosa (finanche morbosa) casi di cronaca e/o fatti storici. Nel caso dell’autore di “A sangue freddo” si era però di fronte all’invenzione di un genere narrativo (quello di cui stiamo parlando), in quello di Pasolini alla sua visionarietà e del suo furore ideologico.

Quale la motivazione di Lagioia?

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