teatro

Francesco Zaccaro sembra Amleto

Un monologo che l’attore materano propone, ormai da circa due anni, in luoghi e date diverse. L’appuntamento materano dello scorso 21 maggio all’Auditorium “R. Gervasio” è stato accolto dall’entusiasmo e la partecipazione di un folto ed interessato pubblico.

Funambolico. Movenze alla Charlot. Una lingua che è un gramelot. Sul palco si muove con la padronanza di un attore consumato. Francesco Zaccaro è di Matera, ha trentacinque anni ed ha all’attivo una manciata di film (comprese due fiction Rai di questa stagione) e produzioni teatrali con la compagnia da lui fondata “Malmand”. Ha studiato teatro e scienze dello spettacolo. Ed in effetti sul palco teatrale, come si suol dire, ruba la scena. Anche se in questo spettacolo è da solo ad interpretare uno sgangherato Amleto, ma anche Polonio e Laerte.

La sua faccia è una maschera della commedia dell’arte. Un clown drammatico alla Joker. “Sembra Amleto” è scritto e interpretato da Zaccaro, in un misto di dialetto e lingua di Shakespeare. Ed è una commedia che volge al drammatico che sembra grottesca. Un’opera che non si può racchiudere in un solo registro perchè vira continuamente dal riso al pianto. E allo sconcerto anche.

Protagonista dello spettacolo è in assoluto la morte. Già dalle sei sepolture in scena. Prima il padre, al quale Amleto, come nella tragedia di Shakespeare, si rivolge. E poi Polonio, Laerte, Ofelia. E la madre, in un finale che richiama l’Edipo di Sofocle. Ed infine egli stesso. La confidenza di Zaccaro con i classici, tra l’altro, è anche certificata dalla sua partecipazione ad un “Ivanov” ed un “Il giardino dei ciliegi” di Cechov.

Ad un certo punto dello spettacolo l’attore dice proprio che egli “sembra Amleto ma non lo è”, nel senso che il personaggio di Amleto è solo una veste del personaggio vero, ovvero un giovane moderno alle prese con nuove fragilità e vecchi dilemmi.

Lo spettacolo materano è stato presentato oltrechè dalla compagnia “Malmand”, anche dallo “IAC” (Centro per le arti integrato).

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