Basilicata e mezzogiornoreportages

La Basilicata “turistica” ai tempi del covid

La grande arteria della Basentana è deserta. Di solito è trafficata di auto, camion ed autobus, che trasportano persone e merci dalla costa ionica fino a Potenza.

Di solito, in particolare d’estate, la statale è anche trafficata di turisti, villeggianti e viaggiatori, attratti da due tra le mete maggiormente ambite della Lucania.

Per arrivare in quello che è considerato tra i borghi più belli e suggestivi d’Italia, bisogna svoltare dalla Basentana e prendere in direzione delle dolomiti lucane. Arrivarci di notte in un periodo in cui non girano neanche contadini, pastori e boscaioli, è di un’emozione ancora più amplificata dall’assoluta predominanza della natura sull’uomo. E si rimane senza fiato quando svoltata l’ultima curva solo allora si scorge Castelmezzano, questo “serpente” di luci attorcigliato sotto tre speroni di roccia lucidata e scolpita dal tempo e dal vento. Parlare di presepe, in pieno periodo natalizio tra l’altro, non è assolutamente fuori luogo.

Una veduta di Castelmezzano di notte

Fondata intorno al IV secolo dc da un pastore, Paolino, come vuole la leggenda, deve il suo nome ad un castello costruito proprio in cima ad uno degli speroni dolomitici. Ad oggi contiene un serbatoio di acqua sorgiva che scorre alle fontane e direttamente ai rubinetti delle abitazioni. Circa seicento persone ci abitano. Più di trenta le strutture ricettive di tipo bed and breakfast, più alcuni ristoranti anche molto rinomati. E’ cominciata a diventare meta turistica in particolare da quando è stato impiantato il volo dell’angelo dalla vicina e più alta Pietrapertosa. I due borghi si guardano come due amanti distanti in linea d’aria solo qualche centinaio di metri, ma strade o sentieri ti ci portano in circa mezz’ora.

Una veduta di Pietrapertosa da Castelmezzano

Oggi tutte le strutture ricettive e ristorative sono chiuse, siamo tra l’altro in zona rossa, ma la bellezza di questo luogo risalta ancora di più se vogliamo dall’assoluto splendore di una natura incontaminata e di un’aria rarefatta senza neanche quelle poche auto che di solito rimangono al parcheggio ai piedi del borgo (e siamo solo ad un’altezza dal livello del mare di circa 850 m.).

Non ci sono forze dell’ordine. Commissariati e posti di polizia sono solo in qualche paese limitrofo un pò più grande. L’unico vigile urbano è praticamente parente o amico di tutti gli abitanti. E allora l’autogestione, anche delle misure anticovid, è pratica consolidata e accettata da tutti.

Dalla montagna al mare. Sono circa ottanta chilometri di strada tutta dritta in direzione sud. Quelli che ci abitano o che vi lavorano al lido di Metaponto non sono più di una decina di persone. Tra la proprietaria dell’unico bar aperto, quello della farmacia, quello dell’edicola e qualche custode di campeggi o lidi. Il mare è grosso. Due pescatori se ne stanno sul lungomare. “In questi giorni non stiamo uscendo: il tempo non è dei migliori per la pesca e poi non abbiamo un porto a cui attraccare.” Si tratta di piccola pesca che serve per lo più le loro stesse pescherie, adibite d’estate anche a ristorante. Al largo, all’orizzonte, però si vedono barche. Si tratta in realtà di flotte più grandi che hanno un attracco assicurato. La pesca è buona d’inverno ma loro sembrano accontentarsi.

Una via di Metaponto lido con i negozi chiusi

Anche qui strutture ricettive e ristoranti sono rigorosamente chiusi per via delle misure anti covid da zona rossa. In condizioni di normalità, d’inverno Metaponto lido non ha alcuna attrazione e/o rilevanza turistica se non per il vicino museo della Magna Grecia (tavole palatine e reperti archeologici).

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