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Claudia Durastanti e “Missitalia”

La scrittrice, nata a Brooklyn da genitori lucani, è cresciuta – fino all’adolescenza – nel paese di Gallicchio (in piena val d’Agri). E’ stato appena dato alle stampe il suo nuovo romanzo (storico e visionario), “Missitalia”, dopo l’exploit de “La straniera”.

E’ stata celebrata anche dal Newyorker per “La straniera” ( La nave di Teseo, prima pubblicazione 2019), considerato uno dei libri più rilevanti nell’anno della sua uscita e tradotto in oltre venti Paesi.

Durastanti ha pubblicato il suo primo libro (“Un giorno verrò a gettare sassi alla tua finestra”) nel 2010, romanzo di formazione con il quale ha vinto il premio Mondello giovani.

Se con “La straniera” si è cimentata con un tipo di romanzo “familiare”, con il suo nuovo lavoro (incentrato sulla questione ambientale, sul rapporto tra donne e su una particolare comunità – quella di un piccolo paese della Basilicata) è la storia ad essere protagonista, ovvero quella con s minuscola della comunità e quella con la maiuscola della condizione meridionale del dopoguerra.

“Il tema relativo al petrolio lo avevo già in mente fin dalla stesura de “La straniera” – racconta durante la presentazione materana di “Missitalia” (La nave di Teseo, 2023) a cura di Amabili confini – Poi l’editor newyorkese mi ha suggerito di svilupparlo insieme alle questioni dell’ambiente, della comunità e delle dinamiche al femminile. D’altronde proprio il petrolio (con la sua viscosità) è stato una costante della mia vita: oltre che per il luogo dove in cui sono cresciuta (i giacimenti e gli stabilimenti dell’ENI), anche mia madre ha lavorato negli uffici dell’ENI a Roma. E poi c’è il romanzo postumo di Pasolini (una vera pietra miliare) che già dal titolo annuncia una questione che, per attualità e storia, è enorme e centrale per la nostra società.”

Se con “La straniera” la Durastanti raccontava sostanzialmente le sue dinamiche familiari (i continui spostamenti – da New York al suo paese in val d’Agri, da Londra a Roma -, il suo sentirsi in ogni luogo un’espatriata), col suo nuovo romanzo cambia la prospettiva, anche per quanto riguarda il soggetto della narrazione, non più l’io ma il noi.

“Tra l’altro la nuova letteratura, in particolare quella italiana, negli ultimi tempi ha partorito tutta una serie di autobiografie, autofiction e memorial. Io ho voluto, come dire, discostarmi dal trend e raccontare la storia di due amiche nel sud Italia del dopoguerra.”

Un sud, in particolare la Lucania, in cui la risorsa principale è il petrolio e le due vogliono costruire una comunità parallela sulla luna. Tematica affrontata alla Calvino ma in cui non mancano i riferimenti ai personaggi ed agli autori che di questa terra ne sono stati i cantori (Levi e Scotellaro in particolare).

“Avevo in mente una storia relativa al rapporto tra Cesare Pavese e Natalia Ginzburg, ho traslato questo rapporto (soprattutto epistolare ed editoriale) nel plot del romanzo, in cui si discute se pubblicare o meno uno come Primo Levi (che nel romanzo diventa lucano).”

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