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La cultura è di destra o di sinistra?

Ha suscitato dibattiti e articoli sui giornali un incontro che si è tenuto a Roma lo scorso aprile. Gli “Stati generali della cultura” infatti ha riunito case editrici, fondazioni e associazioni, vicini alla galassia “meloniana”, con l’obiettivo di costruire un possibile immaginario culturale di “destra”.

Un incontro, però, anche a ridosso delle nomine nei posti chiave dell’amministrazione del Mibact e dei suoi “derivati”. A partire dai “quadri” dello stesso ministero (consulente del ministro Gennaro Sangiuliano è lo stesso Francesco Giubilei, uno degli organizzatori dell’iniziativa) fino alle nomine dei direttori di Musei (già insediato ad esempio a capo del MAXXI di Roma, il giornalista Alessandro Giuli – già condirettore del Foglio e redattore per Libero – che ha preso il posto di Giovanna Melandri) o dei dirigenti della Rai.

Ma c’è di più, nel senso che si è formata un’apposita think thank costituita da “rampanti” personaggi (come appunto Giubilei, o Alessandro Amorese o Emanuele Merlino – i primi due editori, il terzo divulgatore storico) di area “meloniana” e post-missina per svolgere quella che sarebbe un’attività “pre-politica”.

Per intraprendere quest’operazione i tre hanno scomodato niente meno che Antonio Gramsci, fautore dell’egemonia culturale come qualcosa che si affianca al potere politico ed a quello economico. Ecco allora che nel libro “Egemonia culturale”, di recente pubblicazione, si parla ancora, ad esempio, di “intellettuale organico”, prendendo in prestito termini e concetti cari alla sinistra comunista di qualche decennio fa.

Giubilei e i suoi saranno al prossimo Salone del libro per un incontro con Alain De Benoist, fondatore della “nouvelle droit” francese. E dopo la clamorosa esclusione di Altaforte edizioni (vicina a Casa Pound) dall’edizione 2019 del Salone di Torino, questa partecipazione ha il sapore della rivalsa.

Il ministro Sangiuliano all’inizio del suo mandato era uscito sui social con una dichiarazione “infelice”, ossia che Dante fosse il padre della destra italiana. Il suo consulente qualche giorno fa, in riferimento agli studenti universitari in protesta per il caro-affitti, ha fatto altrettanto dicendo loro che “farebbero meglio a studiare piuttosto che fare campeggio”.

Insomma, in fin dei conti, la questione se la cultura sia di destra o di sinistra non si pone. Si pone piuttosto quella più elementare della cultura come conoscenza o ignoranza.

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