Governo Draghi: la diatriba dei pugliesi
Appena insediato il nuovo governo segna un importante cambio di passo: intanto il 75% dei componenti dell’esecutivo è del nord Italia, a fronte di una massiccia presenza di ministri e sottosegretari del sud Italia dei due precedenti governi (a cominciare dallo stesso ex premier Giuseppe Conte)
Quindi il ritorno, in un ruolo chiave, del molfettese Roberto Garofoli, questa volta come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dopo essere stato (con Monti, Letta, Renzi e Gentiloni) sottosegretario al MEF.
A volere il siluramento del magistrato pugliese fu il primo governo Conte (quello gialloverde). Garofoli fu costretto alle dimissioni dopo che venne fuori un’intercettazione proprio dell’ex portavoce di Conte.
L’altro pugliese (il Rocco Casalino del primo GF) dichiarava, neanche tanto velatamente, di “volere fare fuori gli uomini del MEF dei precedenti governi”.
Ebbene, con l’insediamento del governo Draghi è avvenuto il contro avvicendamento (in due ruoli radicalmente diversi certo, ma entrambi importanti, il primo, quello di Garofoli, in chiave giuridico/economica, il secondo in merito alla comunicazione istituzionale del capo del Governo) dei due pugliesi doc.
Rocco Casalino, che ha appena dato alle stampe (con Piemme) una sua biografia, da concorrente del Grande Fratello è diventato, in poco più di quindici anni, prima attivista grillino della prima ora e quindi portavoce di palazzo Chigi. Nel mezzo una trafila come ufficio stampa/giornalista in quel di Milano.
Roberto Garofoli, già magistrato di punta del Consiglio di Stato, è stato per diversi anni braccio tecnico del ministero Economia e Finanza (sospettato anche di essere una delle “manine” che avevano modificato nottetempo una norma “salva Berlusconi”) e, prima ancora, insieme al magistrato/scrittore Francesco Caringella, ideatore e docente di un importante corso di preparazione per l’esame di magistratura.