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La “riforma” penta-leghista della giustizia: da Orlando a Bonafede

I precedenti governi a guida dem avevano disegnato una riforma della giustizia imperniata sulla lotta alla corruzione (con l’introduzione di reati quali, ad esempio, l’autoriciclaggio) ma l’ex ministro Andrea Orlando non ha fatto in tempo a mettere mano alla riforma del processo, soprattutto quello civile, dove spesso si annidano le “lungaggini” (e su quest’ultimo aspetto, in realtà, l’Italia è tra i Paesi europei dove il principio della ragionevole durata del processo è maggiormente disatteso).

 

Sta facendo discutere la proposta di abolire l’istituto della prescrizione contenuta nel disegno di legge c.d. “anticorruzione”, approvato in Consigli dei ministri lo scorso settembre e già incagliatosi nella prima seduta in Parlamento con la mancata approvazione (a voto segreto) di un emendamento, quello che prevederebbe l’attenuazioni del reato di peculato e che secondo alcuni favorirebbe i consiglieri regionali (nel caso particolare due sottosegretari leghisti) implicati a vario titolo nelle questioni dei rimborsi elettorali.
La norma sulla prescrizione è invece contenuta in un emendamento (agli artt. 158, 159 e 160 del ddl 1189) che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2020. Ma c’è chi all’interno della maggioranza vorrebbe legare la c.d. “abolizione” della prescrizione alla riforma del processo penale.
In realtà, nonostante dichiarazioni a scopo propagandistico, le due questioni, prescrizione e durata del processo, sono solo in parte collegate :essendo il primo un istituto di diritto penale (ossia nello specifico legato al reato), il secondo invece attiene alla procedura.
Da un punto di vista giuridico si discute anche della costituzionalità della norma, l’Associazione Nazionale Magistrati e l’Unione della Camere Penali, ad esempio, sono contrarie. A livello politico, invece, alla norma considerata “giustizialista”, si contrappongono le tesi “garantiste” (espresse in particolare da Forza Italia o pd) .



Nel decreto “anticorruzione” sarebbe inserita anche la norma che legittimerebbe l’utilizzo dell’agente sotto copertura anche per i reati contro la Pubblica Amministrazione. In materia di intercettazioni, invece, con il decreto “mille proroghe” è stata bloccata l’entrata in vigore della legge che riformava (nel senso di un uso più parco) la materia delle intercettazioni.
Sulla legittima difesa (su cui si è giocata buona parte della campagna elettorale soprattutto della Lega), infine, il testo unificato del disegno di legge sulla sua riforma è all’esame del Parlamento.
In materia di giustizia si era espresso lo scorso settembre (mentre era ancora sotto indagine per il reato di sequestro di persona) il ministro dell’interno, Matteo Salvini, definendo un’ipocrisia l’obbligatorietà dell’azione penale.

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