La “balcan route” tra politica e immigrazione
Venti caldi soffiano dall’est, tra le recenti vicende politico/elettorali e di piazza in Turchia ed Albania alla rotta dell’immigrazione su barche a vela.
La rotta balcanica dell’immigrazione verso l’Italia non si è mai arrestata: diversi e continui sono infatti gli sbarchi su imbarcazioni per lo più a vela (e battenti bandiera statunitense) soprattutto sulle coste di Puglia, Calabria e Sicilia.
Ma anche in Basilicata, a Policoro, si è registrato di recente, primo del genere, uno sbarco di circa cinquanta pachistani. Ultimo in ordine di tempo uno sbarco in provincia di Crotone.
Sono per lo più iracheni e pachistani, ma anche kosovari, curdi, bengalesi e cingalesi, che, dopo l’approdo in Turchia, si “organizzano” per raggiungere i Paesi dell’ovest europeo. Chi viene in Italia, via mare, lo fa per lo più su barche a vela (una modalità, questa, piuttosto nuova) o direttamente da Istanbul, via mare, oppure attraverso un ulteriore viaggio via terra per partire poi con la stessa modalità dall’Albania o dalla Grecia.
Punto di raccolta è Aksaray, una piazza famosa e centrale di Istanbul. Trafficanti e migranti si confondono tra la gente, ma è qui che avviene il “contatto”. Ad organizzare il traffico sono “mediatori” turchi, scafisti invece sono russi, georgiani, ucraini ma anche albanesi o macedoni.
Le recenti vicende politico/elettorali, poi , nei due Paesi hanno reso il clima ancora più infuocato. Considerato anche che entrambi, Turchia ed Albania, non sono Paesi membri dell’UE e che con questa hanno rapporti “altalenanti”.
In particolare le recenti elezioni amministrative ad Ankara ed Istanbul hanno messo in discussione (come mai prima) il potere di Erdogan, tanto che le elezioni di Istanbul sono state addirittura annullate.
In Albania invece è scontro istituzionale tra il presidente del Consiglio Edi Rama (ferocemente contestato in manifestazioni di piazza a Tirana) ed il presidente della Repubblica, Ilir Meta, per via della volontà di quest’ultimo di voler annullare le elezioni amministrative del prossimo 30 giugno e della conseguente opposizione del partito socialista (in cui milita Rama) con la richiesta di dimissioni di Meta.