artecultura

Il “genius loci” di Silvestro Lacertosa

Trentatrè anni, sorriso aperto e chioma fluente sulla sua bici. La sua è un’arte più che povera, di riuso diremmo. In una mostra, qualche tempo fa, si era fatto conoscere per le sue installazioni con materiali di riciclo con soggetti tutti del mito classico greco.

Ha fatto il liceo artistico a Matera e poi a Bari ha cominciato a realizzare grandi opere in capannoni industriali. Tappi di bottiglia, fili di spago e poi ancora ferraglia di ogni tipo.

Due delle sue opere sono oggi esposte nella città dei Sassi in luoghi non convenzionali. La prima, un cavallo bianco, realizzato con scarti di plastica. “Ho avuto di fronte per diversi giorni un teschio vero di cavallo. Mi è venuta così l’idea di provare a “ricostruire” non solo il suo scheletro, ma tutta la sua figura.”

“Ho cominciato a pensare a cosa potevo farci, ed ecco lì questo cavallo bianco sospeso in aria in uno dei luoghi della movida materana.”

E poi c’è Mercurio. Ormai compagno di Silvestro. Un’opera pesante diverse decine di chili, realizzata tutta con scarti metallici.

“Perchè sono loro che trovano me e non il contrario!” – dice profetico l’artista.

Che poi continua, con una descrizione degna del miglior classicista:” Mercurio (Hermes per i greci, ndr) è uno degli dei nato da Zeus e da madre terrena. Non è un dio dell’Olimpo, lo è diventato in seguito. Per merito, se vogliamo.”

La divinità è raffigurata in questa installazione come sospesa: nonostante il materiale utilizzato per realizzarla, infatti, “Mercurio” da’ un’immediata sensazione di leggerezza.

“E’ raffigurato come un dio alato – continua Lacertosa – che si accompagna al suo “psicopompo”, ugualmente alato, e ad una tartaruga (solo questa dal peso di un’ottantina di chili) che rimanda al mito di Achille.”

Ad incorniciare l’opera, tutt’intorno, una preghiera in latino, le cui lettere sono anch’esse realizzate con scarti metallici.

“Le iniziali delle parole latine sono, tra l’altro, ciò che ha dato vita ai nomi delle note del pentagramma.”

“L’idea me l’ha data un esperimento sonoro con uno strumento elettronico che riproduce i suoni dei diversi metalli dell’opera.”

Arte non convenzionale la sua. Che però trova dimora (il suo “Mercurio”) presso il Palazzo Lanfranchi a Matera (venerdì 20 giugno).


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