L’autonomia differenziata ovvero l’Italia a due velocità
L’allarme è stato lanciato, per primo, almeno dalla scorsa estate, dall’economista Gianfranco Viesti, il quale ha raccolto, tra l’altro, il sostegno dell’editore Alessandro Laterza e lanciato una petizione online (che in breve ha avuto l’adesione di migliaia di persone, tra cui diversi politici e amministratori del mezzogiorno).
La questione politica
E’ la ragione stessa dell’esistenza della Lega (prima lega lombarda, poi lega nord ed ora Lega – noi con Salvini), il desiderio non tanto nascosto della “pancia” del nord Italia (soprattutto quella del nord-est) di godere essa stessa, e da se stessa, di un PIL (prodotto interno lordo) tra i più alti d’Europa.
Quella che era la secessione del nord, teorizzata da Umberto Bossi e Gianfranco Miglio, si sta ora concretizzando in un provvedimento normativo (due volte passato al vaglio del Consiglio dei Ministri, in attesa del suo approdo in Parlamento). L’iter legislativo è cominciato, si può dire, nel 2017 con due referendum consultivi sull’autonomia in Lombardia e Veneto e poi proseguito con accordi e trattative con lo Stato centrale nello scorso governo Gentiloni.
Di soppiatto e “sotto silenzio”, insomma, referendum e trattative con lo Stato si sono trasformate in vera e propria proposta di legge sull’autonomia “differenziata” per tre regioni italiane. Fautori principali del provvedimento i leghisti Roberto Calderoli (attualmente vice presidente del Senato e due volte ministro – per le riforme e per la semplificazione normativa – nei governi Berlusconi dal 2004 al 2006 e dal 2008 al 2011) e Luca Zaia (governatore del Veneto dal 2010); “facilitatrice” per l’attuale governo giallo – verde la ministra per gli affari regionali e le autonomie, la leghista Erika Stefani.
A rischio, secondo economisti (in particolare Gianfranco Viesti, fautore di una petizione sottoscritta da migliaia di persone), associazioni e professionisti per la tutela dell’ambiente, amministratori di alcune regioni meridionali (come il governatore Vincenzo De Luca o il sindaco Luigi De Magistris; laddove invece la posizione del governatore pugliese Michele Emiliano è più “sfumata – vorrebbe più poteri anche per le regioni del sud -), la stessa coesione territoriale.
A tal proposito la ministra (per il sud e la coesione territoriale) Barbara Lezzi, del m5s, ha sempre affermato la necessità di investimenti per il sud, mostrando in questo settore una totale divergenza di vedute rispetto ai colleghi leghisti. Riprova ne è il fatto che solo qualche giorno fa la Lega ha presentato un emendamento al decreto che istituisce il reddito di cittadinanza con il quale boccia la possibilità per le imprese del mezzogiorno d’Italia di cumulare il bonus per le assunzioni degli under 35 con quello per l’assunzione di beneficiari del reddito di cittadinanza.