attualità

Archeologia, ricchezza d’Italia

A Metaponto, nell’area delle Tavole Palatine (già ricca di reperti greci e sede del Tempio di Hera), sono stati disposti nuovi scavi e ricerche. Il progetto di “Ricerche metapontine. Nuovi scavi al Santuario delle Tavole Palatine” è stato presentato in un incontro pubblico lo scorso 22 dicembre. La direzione del progetto è di Massimo Osanna (direttore generale dei Musei italiani), Anna Maria Mauro (direttrice del Museo Nazionale di Matera) e Carlo Rescigno (dell’Università degli Studi della Campania).

Un momento dell’incontro tenutosi il 22 dicembre scorso

Quello degli scavi e del rinvenimento di reperti archeologici è operazione che coinvolge diversi soggetti: in primis gli enti museali, poi quelli territoriali ed infine le Università.

Quello del turismo archeologico è anche un business non da poco. L’Italia da questo punto di vista può considerarsi forse la prima nazione al mondo per ricchezze archeologiche. Basti pensare a Roma che è esempio mondiale di “città museo”. O Pompei con i suoi quasi quattro milioni di visitatori annui al parco Archeologico.

E’ di più di un mese fa la notizia del rinvenimento di statue di bronzo (mantenute in ottino stato di conservazione), di epoca etrusco-romana, rinvenute nelle piscine termali di San Casciano (Si). Il paese, che attualmente conta circa 1500 abitanti e che, come altre zone dell’interno di diverse regioni italiane, è interessata da un crescente spopolamento, ad un mese di distanza dalla notizia del rinvenimento, vede già in aumento il numero di visitatori e curiosi.

Ma scavi archeologici fanno anche parte di complesse procedure burocratiche di sviluppo dei territori e/o di promozione territoriale. Nella stessa Basilicata, ad esempio, per il progetto “Viarium” (una serie di interventi per valorizzare i percorsi della vecchia via Appia) sono stati realizzati lavori di scavo in una zona molto ricca dal punto di vista archeologico (siamo infatti a valle del Vulture-Melfese). La ricchezza archeologica di questa zona è anche documentata in un saggio dello studioso lucano Canio Franculli.

Rispondi