Italiapolitica

Il populismo in salsa nostrana ed il ministero della propaganda “penta-leghista”

L’incontro del 29 agosto a Milano tra il presidente ungherese Orban ed il ministro Salvini ha sancito un’ulteriore tappa di avvicinamento del governo “lega-cinque stelle” al populismo internazionale, al sovranismo e all’antieuropeismo. Annunciato come un vertice che il leader della Lega avrebbe svolto in quella veste, l’incontro si è però tenuto in Prefettura (sede istituzionale e simbolo del Governo nelle città).

 

Che Salvini fosse vicino a quelle posizione (di una destra europea, sovranista e razzista) non è certo un mistero, avendo flirtato in più di un’occasione, ad esempio, in Francia con la destra reazionaria di Marine Le Pen e avendo oltretutto fatto fronte anche con il partito di estrema destra tedesco (con simpatie filo-naziste).
Ciò che sconcerta è la posizione del movimento cinque stelle rispetto alle scelte politiche di Salvini degli ultimi tempi. Scelte tutte segnate da un ritorno in termini di consenso elettorale e forti dei sondaggi che danno il partito della lega oltre il 30%. Quello che era un governo nato all’insegna di un “contratto” il cui contraente forte sembrava essere il m5s, ora è invece a chiara trazione leghista, con conseguenze interne ed esterne che rappresentano un’incognita per tutti (cittadini compresi).
In questo “gioco”, del contratto da un lato (come nuova, e dal punto di vista grillino, obbligata forma di gestione del Governo – oltre tutte le forme conosciute sia del parlamentarismo che del presidenzialismo -) e del consenso dall’altro, un ruolo molto importante lo gioca quello che Emiliano Fittipaldi su “L’espresso” chiama il “ministero della propaganda”. Un vero e proprio esercito di fuoco organizzato in strutture ben definite (bastai pensare alla piattaforma Rousseau della Casaleggio associati) che detta l’agenda della comunicazione, senza lasciar spazio a nessun tipo di riflessione politica a lungo termine: tanto che il m5s si è ritrovato a gestire un Salvini primo nei sondaggi e ad avere un Presidente del Consiglio semplice passacarte che, per sua stessa ammissione simpatizzante di sinistra, si è ritrovato a condividere molte delle scelte di Trump e ad avallare la politica “anti-immigrati” del leader leghista.
Si tratta di strutture che da un lato (quello grillino) annoverano personaggi come Rocco Casalino (prima ingegnere, poi concorrente del Grande Fratello ed ora portavoce anche del presidente del Consiglio) e dall’altro (quello leghista) come il figlio di Marcello Foa (giornalista noto per le sue posizioni sovraniste e che lega e m5s avrebbero voluto a capo della Rai), pagato, come altri membri dello staff tutti giovanissimi e che si occupano di social network, tra l’altro con i soldi del Ministero dell’Interno.

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