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IL CAOS LIBICO E LE RESPONSABILITA’ DEL GOVERNO ITALIANO

I recenti scontri in Libia (circa cinquanta morti ed un centinaio di feriti a sud di Tripoli) evidenziano la recrudescenza del conflitto tra le milizie filo governative e quelle ribelli.

Il ministro degli Esteri italiano con il rappresentante ONU per la Libia, Ghassan Salamè (foto: esteri.it)



Tra i risultati del governo Conte (in particolare del ministero di Salvini) in materia di immigrazione e rapporti con la Libia c’è anche questo: la recrudescenza dei conflitti interni tra le diverse milizie del Paese libico. Ed anche la recente visita del ministro degli esteri, Moavero Milanesi, in Libia pare non aver prodotto alcun risultato.

Il precedente governo Renzi (con gli accordi stretti nell’estate del 2017 dall’allora ministro Minniti) aveva portato ad una riduzione dei flussi migratori (contenendo fortemente il fenomeno dei naufragi) e ad una pur fragile (perchè basata essenzialmente su interessi economici reciproci: da un lato, quello delle fazioni libiche, a godere di un cospicuo finanziamento, dall’altro, quello italiano in particolare, al controllo del territorio per quanto riguarda i giacimenti petroliferi) pacificazione interna.

All’incirca un anno fa il governo italiano sanciva l’accordo con tutte le fazioni in lotta in Libia per il contenimento e la gestione dell’immigrazione. Qualche tempo prima la comunità internazionale aveva, non senza difficoltà, partorito il governo di Al Serraj. Un tentativo di pacificazione della zona squassato anche dal fenomeno ISIS. Un modello che ha ha tenuto finora (con tutte le difficoltà e le contraddizioni del caso: i centri di detenzione degli immigrati, il controllo del sud del Paese in mano a bande armate, ma soprattutto la Cirenaica controllata dalle milizie di Haftar – quest’ultimo godendo del sostegno egiziano di Al Sisi).

Oggi la Libia è di nuovo nel caos: per quanto riguarda l’Italia, la politica in materia è cambiata e pare se ne siano accorti anche coloro preposti (in particolare la Guardia costiera libica), formati e pagati dal governo italiano (quello precedente, chiaramente), con l’aumento delle partenze dei migranti in corrispondenza dell’insediamento del governo Conte a maggio (come a voler alzare il prezzo del loro ruolo).

Insomma ad oggi, il risultato di questo Governo (ma soprattutto delle politiche in materia di immigrazione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini) è che il delicato lavoro diplomatico che aveva portato ad un pur fragile equilibrio interno al Paese libico (e ad un contenimento del fenomeno complessivo dell’immigrazione) pare essere stato reso vano, con un’Italia che oltretutto si trova sempre più isolata nell’affrontare il problema rispetto all’asse europeo franco-tedesco.

 

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