MaterVenezia di Andrea Semplici
Il giornalista e scrittore fiorentino ha presentato il suo ultimo libro (a metà tra il saggio e il narrativo) sulle analogie e le identità di due città “uniche” nel loro genere. Pietra e acqua.
“La mia frequentazione con Matera – spiega Andrea – nasce dalla conoscenza di Tonio Acito a Firenze.” Erano gli anni ’70, Acito un giovane architetto e Semplici uno con la “fissa” della scrittura.
“In quel periodo a Firenze c’era Antonio Infantino che incantava con la sua musica tarantata e sperimentale.” Tonio Acito è l’architetto materano (scomparso di recente) che è uno degli artefici della “rinascita” (in particolare urbanistica) della città dei Sassi.
Semplici ha girato il mondo ed è autore soprattutto di reportage (è anche fotografo).
“Stavo lavorando ad un progetto sulle città del Mediterraneo e dopo essere stato ad Alessandria d’Egitto, Marsiglia, Genova, ero pronto per Matera.” – Scrive nel suo libro.
“Ed è stato grazie alla conoscenza di due persone in particolare che poi mi sono innamorato della città tanto da comprare casa e decidere di viverci insieme alla mia compagna.”
L’aggettivo “unico” per qualificare le due città è una concessione ad una sua precisa regola professionale.
“Dirigevo una redazione locale ed ai miei lasciavo piena libertà. L’unica raccomandazione era di non usare l’aggettivo unico.”
Quindi per averlo usato nell’identificare le due città, vuol dire che di unicità si tratta. E per spiegarlo Andrea descrive nel libro, con dovizia di fonti storiche e documentali, l’origine sia di Venezia che di Matera (fin dalla loro etimologia: “Se per Matera non vi è un’origine ben precisa del nome, per Venezia invece è “veni etiam” – “torna di nuovo”).
“Per quanto riguarda Matera, come spiego nel capitolo “Scintille”, ne avevo sentito parlare per la prima volta e me ne ero incuriosito grazie allo storico dell’arte Sergio Bettini, poi per un convegno che tenne Giorgio Bassani a cavallo degli anni cinquanta. E poi ci fu il fenomeno del gruppo degli “uccelli” proprio a Matera nel ’68.”