cultura

Emanuele Trevi per l’anteprima di “Amabili confini”

La rassegna letteraria, giunta quest’anno alla IX edizione e che ha per tema “Oblio”, ha ospitato lo scorso 2 maggio presso il Palazzo Malvinni Malvezzi lo scrittore vincitore del premio Strega 2021 con il romanzo “Due vite”.

In libreria con “La casa del mago”, per i tipi di Ponte alle Grazie, Trevi è scrittore e critico letterario. Classe 1964, romano, sposato con Chiara Gamberale (anch’essa autrice). Figlio di Mario Trevi, famoso psicanalista junghiano.

Diversi i libri pubblicati prima dell’exploit di “Due vite”: “Senza verso: un’estate a Roma” (2004); “I cani del nulla” (del 2005); “Qualcosa di scritto” (2012) – solo per citarne qualcuno.

Trevi durante l’incontro, tenutosi in una delle sale dell’antico e nobiliare Palazzo materano, ha parlato del suo ultimo libro.

“Solo dopo averlo pubblicato ho scoperto la coincidenza con un altro titolo, la stessa cosa che era successa con “Due vite” (il riferimento è alla canzone di Maro Mengoni)”. “La prossima volta – ha concluso ironico – dovrò stare più attento ai titoli.”

Importante il suo incontro con la figura di Pasolini. Così in “Qualcosa di scritto”: “Sono rarissimi, gli incontri che davvero, come si dice, lasciano un segno. Parlo di un segno indelebile – più una cicatrice o anche un’amputazione che un sistema di ricordi. La maggior parte delle persone che incontriamo, è triste dirlo, non determina in noi nessuna reazione profonda, meno che mai un cambiamento anche minimo. Saremmo perfettamente gli stessi senza averle mai conosciute. Ma questa deprimente regola non fa che rendere l’eccezione più pericolosa. Ci sono pur sempre degli individui che svolgono nella vita dei loro simili un ruolo che non saprei definire meglio che catastrofico”.

In “La casa del mago”, Trevi racconta (tra ricordi e situazioni attuali) della casa (in particolare lo studio) in cui viveva il padre, famoso psicanalista. “Era un “maniaco” dell’ordine – ricorda – mentre io mi trovo più a mio agio nel disordine”.

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