L’Albania tra vecchio e nuovo
“I lavori per quegli edifici sono cominciati negli anni ’80, durante il regime della Repubblica popolare socialista” – a raccontare è un libraio di Valona.
I lavori per quei palazzi, come per altre costruzioni simili, non sono mai stati terminati. Dopo la fine del regime comunista (cominciato con Hoxa nel ’46 e terminato nel ’92 con Ramiz Alia) è infatti completamente cambiato il volto di Valona, ossia l’urbanistica della città. “Prima erano tutte case popolari – dice Angelo, un salentino che qui ci viene in vacanza da oltre vent’anni – oggi si costruiscono edifici ad una velocità notevole.”
Sulla riviera vi sono enormi palazzi (quasi dei grattacieli, con più di dieci piani) che per quanto riguarda la loro facciata, di fronte ad un lungomare tirato a lucido (con servizi e piste ciclabili, pieno di locali, bar, ristoranti ed hotel), si presentano invitanti e colorati, mentre dalla parte delle montagne sono fatiscenti o addirittura in stato di abbandono.
E’ la fotografia dell’Albania di oggi: un Paese che vuole rimettersi in moto, che riparte dal “turismo”, ma che le macerie della storia sono ancora ben visibili solo a voler portare lo sguardo un pò più al di là.
Uno stipendio medio di 250 € mensili per lavori per lo più in edilizia. Moli albanesi ancora popolano i villaggi e la campagna dell’interno montuoso. Qui il tempo è rimasto fermo all’inizio del secolo scorso: con un’economia di sussistenza e dove ancora si seguono i riti legati alla religione musulmana (quello albanese è un islam piuttosto soft); l’Albania è anche piuttosto superstizioso: rituali, di tipo pagano, che accomunano la città e la campagna, come quello di appendere ai balconi degli orsacchiotti di pezza, i “dordolec” (impiccati), per scacciare il “malocchio”.
“L’Albania è sempre stata una nazione in guerra (come ci spiega la direttrice di uno dei musei, tutti privati, esistenti a Valona), a cominciare dall’inizio del secolo scorso, infatti quando l’Albania si rese indipendente dall’impero ottomano, quando poi combattè la resistenza durante la seconda guerra mondiale, quando si oppose al protettorato italiano di Mussolini e poi alle ingerenze della vicina Jugoslavia.” Segni di questo “stato di guerra” ne era la militarizzazione di diverse zone del Paese: a cominciare dalle acque territoriali appena a largo di Valona dove i due isolotti (oggi oggetto di visite in barca per turisti) erano colonie militari.
Eroe nazionale (nato a Valona) è Ismail Quemali. A lui è dedicato il museo sorto proprio di fronte alla sua casa natale, dove oggi si costruiscono appartamenti a dieci piani (che chissà se verranno mai terminati e quale destinazione avranno – molto probabilmente a breve, e per periodi limitati, quella turistica – in una Valona ancora fortemente rurale). Il principale boulevard della città, adiacente alla piazza della Repubblica (con un monumento dedicato proprio all’indipendenza del 1912) è a lui dedicata.