In memoria del governo giallo-verde
L’avventura del governo formatosi a maggio 2018 si è conclusa sulla spiaggia abruzzese durante il tour in bermuda di Matteo Salvini.
E’ stata paradigmatica la fine di un governo “posticcio” con due vice premier che hanno dettato l’agenda politica di questi ultimi quindici mesi molto spesso in disaccordo.
La parabola della politica spostatasi dalle istituzioni alle spiagge affollate di agosto, dove il figlio del ministro dell’interno può bellamente fare il suo giro sul moto-scooter della Polizia di Stato e dove un ministro dell’Interno, con un “beach tour”, scimmiotta Jovanotti.
Un personaggio come Matteo Salvini (non certo uno ligio al dovere o alle istituzioni: sue le assenze record da europarlamento, sue le dichiarazioni apertamente contro lo Stato italiano durante comizi in “Padania”) può tranquillamente diventare il più alto rappresentante di quello stesso apparato (il Ministero dell’Interno) a tutela e a garanzia di tutto il territorio ed il popolo italiano. Quello stesso Salvini fautore invece, sin dagli inizi con la Lega di “Roma ladrona”, della disgregazione dello Stato centrale.
E’ proprio questa, in sostanza, la causa maggiormente determinante della crisi “balneare”: Salvini che è pur sempre il rappresentante di un partito, la lega, il cui zoccolo duro è quello del nord est, di quel popolo che ha sempre voluto la secessione. Ed un populista come lui non può che rispondere al suo “vero” elettorato (per una questione di sopravvivenza). E nel caso dell’autonomia differenziata non può non rispondere ai governatori leghisti di Veneto e Lombardia, Zaia e Fontana, i quali più di una volta avevano già “sfiduciato” il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, proprio sul tema autonomia.
Insomma un personaggio che, alla prova di governo, si è dimostrato come una mina vagante per le istituzioni democratiche (vedi i rapporti con gli altri ministri, con la magistratura, ecc.), che ha messo in atto una de-istituzionalizzazione figlia del “vento” del populismo, quello spesso alimentato anche dall’ex alleato di governo grillino.
Ora del governo giallo-verde, al netto delle consultazioni per la costituzione di un nuovo governo o di un nuovo Parlamento, rimane quest’uomo in costume da bagno (ricordando qualcun’altro a petto nudo) che, girando per le spiagge italiane, andava chiedendo un consenso per avere “pieni poteri”.
E lo ha fatto anche al sud, in quel mezzogiorno bersaglio storico delle invettive leghiste e oggetto di uno dei provvedimento (quello sull’autonomia delle regioni) su cui più si sono incancreniti i rapporti tra Lega e M5s.