attualitàItaliareportages

Via Paolo Sarpi: la Chinatown e il centro della movida milanese

Era la via delle botteghe della carne. Piccole attività di macellazione e vendita di carne in quella che negli anni ’60 era ancora la periferia di Milano, tra il cimitero monumentale e la stazione centrale.

//pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js

(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});

La trasformazione sociale della città è cominciata con l’arrivo degli emigranti meridionali e degli studenti universitari fuorisede prima e proseguita con la “Milano da bere” degli “yuppies” e degli uomini d’affari poi.
Dagli anni ’90 ad oggi, la città meneghina è profondamente cambiata con la globalizzazione (e l’arrivo “in massa” degli immigrati stranieri) e poi con la riqualificazione urbanistica della città. Gli stessi milanesi oggi sono una minoranza, molti trasferiti nei paesi dell’hinterland o in posti tranquilli (magari vicino ai laghi o alle montagne). Il cognome più diffuso oggi nella città è Hu. Insomma una trasformazione sociale che ha reso la città lombarda forse l’unica vera città mitteleuropea e multiculturale d’Italia.
Dal 2005 è invece cominciata la trasformazione urbanistica di interi quartieri a nord del centro (quello “tradizionale” del Duomo e della basilica di Sant’Ambrogio) di Milano. Una trasformazione avvenuta all’insegna della sostenibilità e della integrazione. Prima la “fabbrica del vapore” (nel 2001 cominciarono i lavori per il recupero di quella che era una fabbrica di treni/tram per farne un centro culturale all’avanguardia), poi il “bosco verticale” di Boeri, quindi il nuovo Palazzo della Regione e piazza Gae Aulenti, in Porta Nuova (caratterizzata anche dall’innovativa passerella sopra via Melchiorre Gioia). Poi il quartiere Isola (tradizionalmente quasi staccato dal resto della città, da qui il nome, perché al di là della ferrovia e della stazione di Porta Garibaldi). Lo stesso “monumentale” (il cimitero caratterizzato dall’opera gotica del Fanedio) è parte di questa operazione. La realizzazione della linea “lilla” della metropolitana ha reso i collegamenti con (e di) questa parte della città più agevoli. Oggi quindi sono queste le zone della “nuova” movida milanese, fino agli anni novanta concentrata “solo” nelle zone tra i Navigli e Brera da un lato e corso Como e corso Garibaldi dall’altro.

La passerella sopra via Melchiorre Gioia

Via Paolo Sarpi, lunga un chilometro da Porta Volta a corso Como, è l’asse fondamentale su cui si è sviluppata la presenza di immigrati cinesi in città, già dai primi anni del secolo scorso.
Ma è a partire dalla riqualificazione urbanistica della zona che la via è diventata anche via della movida milanese. “Più popolare e meno chic di corso Como” – ci spiegano mentre mangiamo un tipico piatto cinese. Qui infatti i locali si susseguono, come nella vicina corso Como, ma i prezzi sono decisamente più abbordabili. Ed è questo contrasto tra la via messa a nuovo (e riqualificata in stile liberty) ed i negozi e le scritte in cinese (e odore di noodle soupe e carne stufata), che rende la perfetta cifra dell’operazione di riqualificazione.

 

 

Rispondi