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La morsa della DDA di Potenza sul clan Scarcia/Scarci

Andato via, appena un mese fa, il procuratore capo Francesco Curcio (ora in servizio a Catania), non si ferma l’azione di contrasto ai reati di criminalità organizzata della Direzione Distrettuale Antimafia di Basilicata. In particolare lo scorso ottobre era stata individuata una presunta “confederazione mafiosa” tra Policoro e Scanzano ionico, in provincia di Matera.

Emessa infatti dal GIP Salvatore Pignata, su richiesta della stessa DDA, un’ordinanza di custodia cautelare per colui che è considerato il reggente del clan di Policoro, Salvatore Scarcia.

La storia giudiziaria recente di quest’ultimo è piuttosto particolare. Detenuto fino allo scorso novembre presso il carcere di Taranto (dove era detenuto per un procedimento intentato dalla DDA di Reggio Calabria ed istruito presso il Tribunale di Palmi e per il quale è stato condannato in primo grado a nove anni di reclusione), è stato contestualmente rilasciato lo scorso 20 novembre per il venir meno degli effetti della misura cautelare in carcere (essendo stato assolto per il reato specifico per cui era detenuto).

Rimesso dunque in libertà è stato costantemente controllato dalla forze dell’ordine fino al nuovo ordine di arresto (emesso il 21 novembre ed eseguito il 24) della DDA potentina. Quindi soli quattro giorni di libertà per Salvatore Scarcia (tra l’altro sotto costante controllo delle forze dell’ordine) per poi essere trasferito presso il carcere di Melfi.

Insieme allo Scarcia sono stati attinti da medesimo provvedimento anche altri due soggetti, Martera Giuseppe e Sibilla Michele, quest’ultimo accusato anche di detenzione di un ingente quantitativo di esplosivo (sequestrato a Scanzano circa un anno fa).

Per quanto riguarda il provvedimento emesso dal GIP lo scorso 22 ottobre (relativamente alle indagini della DDA che avevano condotto agli arresti del 2 ottobre per 21 persone considerate appartenenti ad un sodalizio mafioso), quest’ultimo ha disposto l’applicazione della misura cautelare in carcere per 11 dei soggetti coinvolti, e la non applicazione della stessa per soli due.

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