Bari vecchia e la serrata delle orecchiette
Lo scorso fine settimana le donne del vicolo di Bari vecchia dedicato alla produzione casalinga delle varie declinazioni (strascinate, ditalini, cappelletti, ecc.) della pasta pugliese (l’orecchietta) per eccellenza, hanno incrociato le braccia per le richieste pervenute dal comune di Bari di regolarizzarsi quali attività commerciali.
Quello che è, almeno fin da epoca medievale (la Basilica di san Nicola, da cui il nome tradizionale del quartiere di Bari Vecchia, fu costruita nel 1089), un dedalo di stretti vicoli ed archi (che sembra oggettivamente più una kasbah araba, o meglio saracena, che una costruzione medievale) è stato notoriamente fino agli inizi del 2000 ricettacolo di criminalità proprio per la sua particolare conformazione urbanistica.
La trasformazione del quartiere è avvenuta a partire dagli anni successivi al 2000 con la congiuntura favorevole del cd “rinascimento culturale pugliese” (a partire dalle politiche dell’allora Governatore Nichi Vendola) con la riqualificazione urbanistica cominciata durante il doppio mandato della giunte comunale a guida Michele Emiliano e proseguita poi soprattutto da Antonio Decaro.
E’ da quel periodo che Bari, ma tutta la Puglia, ha segnato una costante impennata di presenze turistiche diventando meta ambita da milioni di visitatori l’anno ed ha conosciuto visibilità e prestigio (a livello sia nazionale che internazionale).
E via dell’arco basso (rinominato via delle orecchiette), che è vicino ed equidistante da due delle maggiori attrazioni della città – la Cattedrale di San Nicola ed il Castello Svevo -, è diventato uno dei maggiori luoghi di attrazione della città.
E se prima, dunque, turisti (ma anche baresi e forestieri) non osavano entrare in quello che era un fortino della criminalità organizzata (soprattutto per lo spaccio di stupefacenti e per gli scippi), oggi sono in molti (italiani e stranieri) che visitano i vicoli, con le loro piazze, le chiese, i ristoranti ed i locali.
Nella via, che da direttamente in piazza Federico II di Svevia, le “pastaie” (capeggiate dalla più famosa Nunzia) hanno ripreso la loro consueta attività all’aperto con le porte di casa spalancate.
E tra il fruttivendolo che sonnecchia accanto al suo banco di frutta e verdura, il circolo dove gli anziani giocano a carte e bevono birra (rigorosamente Peroni) e cappelli colorati (a ricordare la forma tipica delle orecchiette, ma anche i colori -sì perché qui se ne fanno di tutte le dimensioni ed i gusti) stesi come panni tra un’abitazione ed un’altra (questi vicoli non sono mai più larghi di due/tre metri), curiosi, compratori e turisti girano tranquillamente spesso scambiando battute con le donne del quartiere.