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Andrea Segre per “Berlinguer: la grande ambizione”

Il regista in sala al “Piccolo” di Matera per una proiezione “speciale” del suo ultimo film (di genere docu-fiction).

La figura di Enrico Berlinguer è stata centrale per la politica, non solo italiana, degli anni ’70. Comunista non allineato con Mosca, era per la “via democratica al socialismo”, sulla scia di Togliatti – al socialismo bisognava arrivarci nel solco della Costituzione antifascista – e per “l’egemonia culturale” teorizzata da Gramsci.

Nel film dunque il rapporto con la Russia comunista di Breznev. Un rapporto per cui agli occhi del Politburo lo statista italiana pareva distaccarsi dall’idea di un partito unico dell’internazionale proletaria. D’altra parte il partito comunista italiano proprio in quegli anni faceva il “grande balzo in avanti”, con l’exploit alle elezioni politiche del ’76 (e prima con quelle amministrative del ’75) diventando il secondo partito più votato (prendendo oltre il 34% dei voti).

In un contesto di crisi economica (un’inflazione che in Italia viaggiava a doppia cifra), politica (al potere da tredici anni, la coalizione di centro-sinistra formata da democristiani, socialisti, socialdemocratici e repubblicani mostrava chiari segni d’affanno, indebolito dalle divisioni interne soprattutto dei suoi due principali partiti, la Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista Italiano) e sociale (l’Italia era al culmine della stagione di piombo ,attraversata dagli attentati terroristici della cd “strategia della tensione”), dunque l’inizio della fine del “compromesso storico”.

Ed è questa la grande ambizione di cui il regista parla nel suo film. Una linea politica che viene tracciata appunto nel ’73 e che avrà termine con la morte di Moro nel ’78 (rapito dalle Br e lasciato in mano dei rapitori anche per le complicità dei partiti all’epoca al Governo, soprattutto la DC filoamericana).

Il rapporto tra Moro e Berlinguer – due uomini politici non allineati (l’uno con Mosca, l’altro con Washington) – è dunque il tema centrale del film, del “compromesso storico” e della storia politica italiana di quegli anni.

Il regista veneto in “Berlinguer: la grande ambizione” si è concentrato sugli anni che vanno dal 1973 al 1978, con due episodi dirimenti: l’attentato subito a Sofia dallo stesso segretario del PCI in Bulgaria ed il rapimento e la morte di Aldo Moro.

“La stesura del compromesso storico quale documento politico programmatico – ha spiegato Segre – viene scritto dallo stesso Berlinguer all’indomani del golpe cileno.”

Dal punto di vista della direzione degli attori (uno straordinario Elio Germano ed attori navigati come Paolo Pierobon, Andrea Pennacchi, Roberto Citran) il regista ha lasciato massima libertà perché, come egli stesso ha detto: “ad attori come Germano, o anche gli altri, non gli puoi mica dire, ad esempio, come muovere le spalle in un certo modo per rendere un particolare ingobbimento; mi sono concentrato molto sulla preparazione del set e della relazione tra gli attori e gli oggetti”.

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