Su per le colline materane di Timmari e Picciano
Una tre giorni di escursioni, organizzate da Mata’r Archeoclub d’Italia, nei borghi di Picciano, La Martella e Venusio. E poi su per le colline di Timmari e Picciano. Insieme ad esperti naturalisti e geologi per scoprire flora e fauna di quello che è un tipico ambiente mediterraneo
Timmari è una collina che guarda a nord est di Matera, ossia verso il fiume Bradano. Ricca di vegetazione (vi è stato un massiccio rimboschimento a partire dagli anni della riforma agraria (degli anni ’50) è, se vogliamo, tra le due colline “gemelle” quella più “selvaggia”
In cima una chiesetta costruita in tufo e pietra (chiesa di san Salvatore). La stagione della caccia è appena cominciata e ci sono Carabinieri a controllare che non vengano impallinati i cinghiali sbagliati.
L’altezza al livello del mare di entrambe le colline è praticamente la stessa della città di Matera (circa 450 m). Alle spalle di Timmari (dal versante che da verso i paesi di Miglionico, Grottole e Grassano) la diga di san Giuliano.
A testimoniare le diverse ere geologiche che hanno formato le colline, vi sono i diversi tipi di terreno: si va dal calanco argilloso alla sabbia, dall’argilla viva al fossile. Un tempo – parliamo di milioni di anni fa – qui c’era l’oceano. Il che oggi è simboleggiato dallo scheletro della balena “Giuliana”.
Quindi in queste zone è facile imbattersi in conchiglie fossili ed in pietre come la selce (il primo materiale utilizzato dall’uomo per utensili e caccia).
Il percorso a piedi di Timmari è più tortuoso rispetto a quello di Picciano. Si gira la collina partendo dalla cima e girandola intorno (come per cerchi concentrici). Gli animali selvatici, si sa, si tengono (se non minacciati o aggrediti) alla larga dall’uomo. Cinghiali soprattutto ma anche volpi, faine e a volte qualche lupo, fanno la loro apparizione ogni tanto in queste zone.
Ricche di vegetazione. Sia a Timmari che a Picciano soprattutto roverelle (piante della famiglia delle querce), ciclamini, lentisco. E poi una specie di zafferano giallo e pungitopo.
La storia, in particolare a Picciano, comincia con la presenza soprattutto di monaci basiliani eremiti, lungo i “grottini”” della Murgia nascente attraversata dal torrente Gravina.
Il santuario di Picciano domina la relativa collina. Diversi i percorsi per gli escursionisti. Dal borgo di Picciano “A” si attraversa il ponte sulla Gravina (nel letto del torrente c’è chi coltiva l’orto) e si è già in pieno bosco. E poi su per circa due chilometri, con pendenze piuttosto alte.
Il santuario, che ha subito diversi rifacimenti e ristrutturazioni (l’ultimo solo di qualche anno fa per il rifacimento della facciata), è stato costruito intorno al 1200 dc.
Particolare e suggestiva la sua storia. Meta di pellegrinaggio, oggi la struttura è composta da un moderno monastero e da locali adibiti all’accoglienza dei pellegrini.
Il culto mariano della Madonna di Picciano si fa risalire al 1400 quando leggenda vuole che una donna apparve ad un contadino su un carretto e per devozione si fece costruire una chiesa anche nella vicina città di Matera (da allora, anche, la tradizionale festa patronale della Madonna della Bruna).
Il santuario di Picciano è sede di monaci benedettini della congregazione degli “olivetani”.