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Matera “post – apocalittica”: la città dei Sassi a tre anni dalla capitale europea della cultura

 Cosa rimane oggi a tre anni dall’inaugurazione – era il 19 gennaio del 2019 – del programma di eventi che ha richiamato oltre 700.000 visitatori da tutto il mondo, almeno due grandi produzioni cinematografiche e televisive – quella di “No time to die” e quella di “Imma Tataranni, sostituto procuratore” – per la capitale europea del 2019?

La pandemia da covid 19, è vero, ha azzerato quanto meno tutte le iniziative legate alle “capitali della cultura”, europee o italiane che siano. Parma, ad esempio, capitale italiana 2020, ha dovuto saltare un giro. Solo più di recente è ripresa la macchina del marketing territoriale legata a queste manifestazioni (Procida è la capitale italiana della cultura per il 2022).

Fisiologico pensare, almeno in quel di Matera, che ci sarebbe stato un calo delle presenze turistiche (quelle che hanno incrementato soprattutto le attività legate al settore: ristorazione, bar, alberghi, ecc.). E questo proprio a partire dalla chiusura (a dicembre 2019) dell’anno che ha segnato per il capoluogo di provincia lucano numeri mai registrati prima.

Ma poi, appunto, è arrivato contemporaneamente (proprio a partire da gennaio 2020) il covid a spazzare via tutto, come uno tsunami. Ci sono state alcune finestre, almeno a Matera, in cui è parso di rivedere i “vecchi fasti”: le scorse estati, infatti, quelle del 2020 e del 2021, hanno fatto registrare presenze comunque considerevoli (che solo per i periodi festivi hanno coperto il flusso turistico dell’intero anno: 250.000 presenze per il 2020, 413.000 per il 2021) ma intanto le attività che hanno chiuso i battenti o che chiudono per settimane o mesi sono decine, se non centinaia.

Anche le attrazioni culturali – come il Musma (Museo della scultura contemporanea), il Palazzo Lanfranchi (sede del Museo Nazionale d’arte medievale moderna della Basilicata), La Mostra di Dalì (nel complesso rupestre di san Nicola dei greci) – hanno subito un forte calo delle presenze.

Insomma quella che era stata annunciata come la destagionalizzazione del turismo a Matera (ed in Basilicata in genere), che aveva visto effettivamente la luce sia nel 2019 che negli anni immediatamente precedenti, sembra essere tornata nuovamente una chimera per amministratori pubblici, organizzazioni di categoria ed operatori del settore.

Dati questi che sicuramente sono in linea con altre città italiane e che mostrano il quadro – ad oggi – della città dei Sassi “post – capitale europea” e “post – covid”.

Unico settore che sembra aver avuto addirittura un rilancio è quello dell’edilizia (grazie anche ai bonus ristrutturazioni del 110%).

Insomma Matera sembra essere tornata ai tempi in cui i Sassi erano ancora “monumento a futura memoria” di un passato fatto di miseria e difficoltà, ma anche laboratorio di solidarietà e di cultura contadina; al di là dei trionfalismi, dell’apparenza e delle luci della ribalta.

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