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L’amministrazione della Giustizia in Basilicata tra luci e ombre

POTENZA – L’amministrazione della Giustizia in Basilicata ha diverse facce. Quella dell’inflessibilità nei confronti dei fenomeni criminali associativi nascenti (è dagli inizi degli anni ’90 che infatti le due Procure, quella di Potenza e quella di Matera, sono impegnate nel contrasto ai tentativi di infiltrazione di cosche “mafiose” delle vicine Puglia e Calabria), quella di una certa ricerca della “notorietà” (Henry John Woodcock infatti quando era procuratore a Potenza aveva avviato una serie di indagini cd. famose, come quella – poi archiviata – che coinvolgeva un componente della famiglia reale dei Savoia) e infine quella delle amicizie e delle relazioni “pericolose”.

Ad appena un mese dall’insediamento del “nuovo” procuratore capo della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio, sono state concluse due distinte operazioni di polizia (relative a reati quali l’associazione a delinquere e, tra l’altro, il traffico di stupefacenti): una nel potentino, cd. operazione “Drummer”, che ha portato all’emissione di misure cautelari per 36 persone; ed un’altra a Matera, cd operazione “Rosso di sera”, che ha smantellato un traffico internazione di droga.

La nomina di Luigi Gay a capo del coordinamento regionale antiracket e antiusura non è passata inosservata ed ha anche sollevato qualche dubbio rispetto a conflitti d’interesse tra la Procura e l’amministrazione regionale. Ciò anche perchè la magistratura lucana non è stata esente, in riferimento soprattutto ad alcune inchieste giudiziarie come “Toghe lucane” o “Why not?”,  da critiche e accuse che l’hanno portata sotto i riflettori nazionali per un intreccio di amicizie e relazioni (gli inquirenti ipotizzavano favori e altre utilità) tra magistrati, politici/amministratori e imprenditori.

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